Trieste, Vienna e Monaco: tre gioielli accolgono i maturandi dell’IISS “Carlo Urbani” di Montegiorgio e P.S. Elpidio
Trieste, città crocevia dalle diverse culture, alterna magnifiche piazze pubbliche, chiese suntuose, castelli e musei, conquistando l’ammirazione dei viaggiatori di tutto il mondo. Situata tra i confini tra Slovenia e Croazia, offre un’atmosfera “bohemienne” mista allo storico spirito asburgico.
Affacciata sulle rive del Danubio, Vienna è una città aristocratica e traboccante di storia, caratterizzata da edifici in stile gotico e imponenti palazzi nobiliari del XVII secolo che conservano ancora il loro originario splendore.
Monaco è definita “la seconda capitale” del paese, la “metropoli del cuore”, importante centro turistico e congressuale che vanta attrazioni di fama mondiale come il Deutsches Museum, la Residenz, le Pinacoteche ed il Giardino inglese.
Tre meraviglie visitate dai maturandi del “Polo Urbani” di Montegiorgio, mentre gli studenti delle quinte di Porto Sant’Elpidio si sono limitati alle prime due, con tappa ad Aquileia e a Grado sulla via del ritorno.
Chi ha sperimentato l’unicità della “gita di quinto”, tema di ricordo indelebile per la maggior parte degli adulti, sa quanto sia difficile esprimerne il senso, quasi un dantesco trasumanar.
Arduo compito, inoltre, per chi organizza e per i docenti accompagnatori dosare le visite alle pause, l’impegno didattico ad un divertimento che non può non rientrare in un’esperienza del genere e questo per far sì che avvenga “la magia”, per far sì che di questo viaggio, forse più di altri, resti traccia.
La magia c’è stata, anche quest’anno, e si è riflessa sul volto e nei gesti di ragazzi davvero speciali che hanno saputo apprezzare ogni luogo e godere di ogni situazione. Le loro risate ed i loro grazie sinceri ne sono stati le prove sacre e tangibili.
Un viaggio d’istruzione che ha visto anche, per entrambi i gruppi, la visita al campo di concentramento di Mauthausen, luogo di disperazione e di morte, dove la dignità dell’uomo ha perso completamente il suo valore. Dignità che invece hanno avuto i ragazzi nel percorrere le strutture del campo con rispetto e partecipazione, entrambi doverosi ma non sempre scontati quando si vistano siffatti luoghi.
Dostoevskij disse che la bellezza avrebbe salvato il mondo, ma chi salverà la bellezza? Gli unici possono essere i nostri ragazzi, se li abituiamo ad essa e al suo contrario, cioè alle brutture della storia così da non doverle ripetere. Questo viaggio è stato pieno di cose belle: i luoghi, gli incontri, le storie ascoltate, ma soprattutto la comunione d’amorosi sensi che si è creata tra docenti ed alunni, di certo favorita fuori dalle aule scolastiche, ma comunque irripetibile ed indimenticabile come lo sono tutte le cose belle.