imagealt

Un Connubio d’emozione: Adelmo Cervi Incontra I Giovani dell’IISS “Carlo Urbani”

In un’intervista rilasciata nel 2020 queste furono le parole di Adelmo Cervi. Ho la fortuna di adorare la compagnia dei giovani, ho un certo feeling con loro, mi seguono e lo fanno perché gli parlo delle loro cose, del loro futuro, di grandi ideali da seguire per combattere in questo mondo balordo che sempre più rinnega la nostra Costituzione. Abbiamo creato una nuova Italia attraverso storie simili a quella della mia famiglia, molti partigiani e antifascisti hanno perso la vita, siamo usciti vincitori nella lotta per la Liberazione e per la formazione di una Costituzione meravigliosa che sempre più viene rinnegata. A me fa sempre piacere entrare nelle scuole e parlare con i ragazzi, perché i giovani sono il nostro futuro. I ragazzi vanno stimolati attraverso i sentimenti: è così che arrivano ad appassionarsi alle storie umane.

Semplicemente straordinario quest’uomo di quasi ottant’anni che, anziché starsene tranquillo nel cantuccio della sua casa, gira per le scuole d’Italia raccontando lo strazio subito dalla sua famiglia e cercando di stimolare i giovani a lottare per un mondo migliore, il mondo che meritano.

Adelmo Cervi, accompagnato dalla fedelissima cagnolina Milva, è entrato in punta di piedi in un’aula magna gremita dagli studenti delle quarte Liceo Scientifico del “Carlo Urbani”, eppure la sua presenza ha subito suscitato un rispettoso silenzio. Ha preteso il “tu” e non il “lei”, non si è seduto, ha stretto il microfono ed ha iniziato la sua storia, anzi la storia de “I miei sette padri”. Questo il titolo del suo libro, non scritto da lui, come ha tenuto a specificare, perché non ha avuto il privilegio di poter studiare oltre la quinta elementare e quindi non ha competenze per scrivere un libro. Linguaggio semplice il suo, ma diretto ed efficace, linguaggio che è piaciuto ai ragazzi, che li ha “costretti” ad un ascolto ininterrotto di oltre due ore. Ascolto doloroso ed emozionante perché i sette fratelli Cervi, uno dei quali era il padre di Adelmo, sono stati fucilati dai Fascisti il 28 dicembre del 1943, insieme al loro compagno di battaglia Quarto Camurri, nel poligono di tiro di Reggio Emilia. La loro colpa: essere Partigiani ed aver lottato per la libertà e per una società priva di soprusi. Proprio una rappresentante dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani), la Dott.ssa Alessandra Piccinini, ha accompagnato Adelmo in questo suo viaggio a ritroso nel tempo per raccontare la storia umana della sua famiglia.

Chi vive nella scuola e per la scuola sa quanto sia complesso interessare davvero i giovani, e non perché questi ultimi siano privi di empatia, ma perché devono essere “colpiti al cuore”, devono essere “scossi”, solo così si lasciano andare. Adelmo ha saputo trovare la chiave per arrivare alla loro mente e al loro cuore, ha saputo toccare a tal punto le corde giuste da sorprendersi anche per la spontaneità e la profondità delle loro domande. Domande “grandi” in voci giovani che vedono senza miopia ciò che li circonda.

Una lezione di vita che forse vale molto di più di mille lezioni cattedratiche, poiché tenuta da un uomo che non si è voltato dall’altra parte, ma ha voluto farsi testimone di un dolore che deve essere collettivo, solo così potrà fungere da monito per il futuro. Il futuro dei nostri figli nei suoi sette padri.